La Nostra Idea

Müßest im Naturbetrachten  Dovete nel contemplar la natura 
Immer eins wie alles achten:  Sempre tener conto del tutto quale unità:
Nichts ist drinnen, nichts ist draußen;  Niente è dentro, niente è fuori; 
Denn was innen, das ist außen.  Poiché cosa è dentro ciò è fuori. 
So ergreifet ohne Säumnis  Così cogliete senza indugio 
Heilig öffentlich Geheimnis.  Il sacro manifesto mistero. 

Johann Wolfgang von Goethe, 1827


La contemplazione della natura coinvolge tutti i nostri sensi.
Il privilegio di lavorare ogni giorno immersi nella natura, di vedere, sentire, annusare e toccare, ce ne fa intuire la dimensione onnicomprensiva.
Ci sentiamo parte di essa e proprio per questo siamo convinti che le nostre azioni, armoniche oppure dirompenti, influiscano direttamente sul nostro benessere.
Portare sensibilità in tutto ciò che facciamo, attivando sempre tutti i sensi, è la strada che abbiamo scelto di percorrere, per migliorare costantemente i nostri vini, e anche noi stessi.

La ricerca della “qualità”

Da tempo ci interroghiamo su cosa significhi parlare di “qualità”.
La risposta che ci diamo oggi è fatta di attenzione e studio, di consapevolezza che si traduce in azioni, in un processo in costante evoluzione.

  • Nelle nostre sette vigne – Pian dell’Orino, Pian Bassolino, Scopeta, Cancello Rosso, del Moro e, da marzo 2020, anche Pian dell’Oro e Olivetello – coltiviamo esclusivamente Sangiovese;
  • Grazie allo studio sulla zonazione aziendale, salvaguardiamo l’autenticità espressiva della terra nel vino e rispettiamo le caratteristiche peculiari di ogni singola annata;
  • Il nostro lavoro è profondamente connesso all’osservazione degli influssi energetici, trasmessi in primis dalle fasi lunari, e rispetta i ritmi naturali che influiscono sui processi vitali di ogni pianta;
  • Nella complessità si delinea l’unicità: il mantenimento del bosco, così come la semina di diversi tipi di erbe, incentivano la biodiversità, mantengono il contenuto di humus e migliorano la struttura del terreno, creando allo stesso tempo un habitat perfetto per insetti, rettili, e molti altri organismi;
  • Tutti i prodotti e preparati che vengono irrorati in vigna provengono dalla natura e hanno quindi la loro origine nella vita stessa;
  • Tutti i lavori sulla vite, inclusa la raccolta, vengono svolti rigorosamente a mano, con la massima delicatezza e attenzione;
  • La selezione sull’acino ci consente di portare in cantina unicamente uva di altissima qualità;
  • La fermentazione è lenta e spontanea, indotta unicamente dai lieviti indigeni;
  • Non usiamo tecniche invasive durante la fermentazione e l’affinamento;
  • Seguiamo attentamente l’affinamento, che si svolge in botti da 10 a 60 hl, con puntuali controlli sensoriali;
  • Riduciamo al minimo l’uso della solforosa affinché il vino sia perfettamente digeribile;
  • Manteniamo la vitalità del vino abolendo qualsiasi filtrazione;
  • Siamo certificati da ICEA e da AgriBio;
  • La resa massima delle nostre vigne è di una bottiglia per ogni vite.

Pian dell'Orino: la nostra idea

Manifesto delle diversità

Il sistema delle Denominazioni di Origine dei vini che per molti anni ha svolto un ruolo significativo per definire livelli accettabili di qualità e riconoscibilità, mostra già da qualche tempo debolezze preoccupanti. 

I processi di globalizzazione stanno determinando grandi cambiamenti nelle abitudini di vita e nei gusti delle persone, anche in riferimento al rapporto con il vino.

Oggi, per il largo consumo, al centro dell’attenzione non si pongono più i valori della identità e della riconoscibilità, ma quelli della più ampia fruibilità, adatta a soddisfare le esigenze di grandi masse di consumatori orientate, semmai, dalle mode ciclicamente create e contraddette dai “guru” della comunicazione. 

L’affannosa rincorsa degli umori del mercato si rivela, alla lunga, insostenibile.
In viticoltura il tempo scorre lento e nessuno può modificarlo per adattarlo alle supposte preferenze del cliente. Le mode sorgono e passano mentre la scelta di impiantare vitigni che le assecondino sarà sempre inadeguata alla velocità dei cambiamenti. 

Tali insormontabili contraddizioni dimostrano l’assurdità dell’utilizzo delle leggi di mercato come unico orientamento in viticoltura ed enologia.

La viticoltura che si pretende “di qualità”, liberata dai condizionamenti del mercato, necessita, tuttavia di riferimenti forti che la rendano capace di farsi riconoscere e di affermarsi. 

Il sistema delle denominazioni non garantisce tutto ciò perché non è in grado di definire attendibili criteri di qualità e riconoscibilità.
La “zonazione” tenta di definire quei criteri e quei valori che la “denominazione”, così come oggi concepita, non esprime. Criteri e valori legati alle diversità ed alle peculiarità della geologia, del suolo, del clima e dell’ambiente in generale, flora e fauna comprese. 

Lo studio e l’approfondimento di queste diversità offrirebbe al viticoltore “vero” la grande occasione per delineare in modo chiaro il carattere e lo stile del prodotto scaturito dal proprio lavoro.

Il vino di “terroir” racconta il sentimento della propria identità, libera l’uomo dal disaggio della propria “minorità autoinflitta” che nasce dalla visione di una realtà appiattita ed indistinta. 

Non appaia inappropriato il riferimento a Kant che scrive: «il costrutto universale, grazie alla sua immensa grandezza, indefinita diversità e bellezza, porta ad un muto stupore».

Desideriamo che l’amante “colto” del vino, rivolgendo attenzione e sentimento a questa complessità, possa avvicinarsi a quella nobile sensazione di stupore di cui parla Kant. 
Noi, artefici dei nostri vini, siamo più che semplici produttori e venditori di qualche bottiglia. Siamo (vogliamo essere) quelli che contribuiscono a creare, coltivare e mantenere vivo questo paesaggio culturale.



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